Patrimonio
culturale - Cultural Heritage: qualche riflessione sul significato
Anche quando
non si tiene più alle cose, non è affatto indifferente averci
tenuto, perchè era sempre per qualche ragione che sfuggiva agli
altri...Ebbene! Adesso che sono un po' troppo stanco per vivere con
gli altri, quei vecchi sentimenti così personali, così miei, mi
sembrano - è la mania di tutti i collezionisti – estremamente
preziosi.
Schiudo
a me stesso il mio cuore come una sorta di bacheca, mi guardo uno
per uno tanti amori di cui gli altri non sapranno mai nulla. E di
questa collezione, alla quale, adesso, sono ancora più attaccato che
alle altre, mi dico – un po' come Mazarino dei suoi libri, ma, ma
del resto senza alcuna angoscia – che sarà parecchio seccante
doverla lasciare.di cui
Charles
Swann
Marcel
Proust, Sodoma e Gomorra
(Edmund
de Waal, Un'eredità di
avorio e ambra,Torino,
Bollati Boringhieri, 2011)
Quest'anno a
seguito dell'alluvione delle Cinque Terre, in Liguria, si è
ricordato, per similitudine di disgrazia, l'evento altrettanto
catastrofico che colpì Firenze il 4 novembre del 1966.
Avevo dieci anni e
fu per la prima volta che sentì parlare di opere d'arte e di opere
che rischiavano o erano state distrutte dall'effetto devastante di
acqua e fango. Con gli anni compresi il valore, non solo venale, di
quegli oggetti e che proprio in occasione di simili eventi dimostrano
la loro fragilità, unicità e non riproducibilità: l'Arte è
composta da cose preziose e che come tali, cose e preziose, vanno
difese e curate.
La loro
distruzione ci appare quindi inevitabile nei casi di eventi bellici,
disastri ambientali, dove poi di cause naturali c'è ben poco mentre
è sempre maggiore la reponsabilità umana, e di guerre civili, come
quelle avvenute di recente nel Maghreb, Tunisia e Libia, è notizia
delle ultime ore, di nuovo in Egitto, e in Siria.
E' fondamentale
premettere che abbiamo il dovere di ritenere prioritaria la
salvaguardia della vita di ogni essere vivente coinvolto in eventi di
crisi e che le popolazioni restano, in queste circonstanze, le
principali vittime, ma è pur altrettanto vero che l'identità di un
popolo, di cui l'Arte è un' espressione, che ne racconta la
tradizione, la cultura, in altre parole che racconta le nostre vite,
è un valore ed è necessaria al fine della ricostruzione, tanto
urbanistica quanto economica, di una società.
Per questa ragione
credo si possa affermare, senza temere di apparire blasfemi nè
cinici, che la salvaguardia del patrimonio artistico-culturale,
presente sotto ogni latitudine e al quale ognuno di noi appartiene
seppur nella diversità, è sempre un diritto.
Ne
“Il Giornale
dell'Arte”
di qualche mese fa (articolo del settembre 2011, p. 15, di Stefano
Luppi) a proposito della guerra civile scoppiata in Libia leggo che
“[...].
Alcune delle milizie fedeli al rais, […], si sarebbero
asserragliate per alcuni giorni fra le rovine fenicie, greche e
romane di Sabratha, città antica patrimonio dell'Unesco dal 1982, 70
chilometri a Ovest di Tripoli. Pericolo quindi per i preziosi
reperti, […]”
Siti archeologici ritenuti sicuri dai lealisti di Gheddafi che li
occupavano perchè certi che gli aerei NATO non avrebbero avuto il
coraggio di bombardare.....ormai è lontano il ricordo delle bombe
americane che, in Italia, rasero al suolo l'abazia di Montecassino,
nel febbraio 1944, lanciandogli addosso 576 tonnellate di bombe... ma
questa è un'altra Storia!
Roberta Zucchini
Bologna, 21 novembre 2011
E' consentito riprodurre parzialmente o integralmente i nostri articoli su altri siti on line purchè si citi l'autore e il nostro sito, non è, inoltre, consentito l'utilizzo degli elaborati da parte di terzi per fini commerciali
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