venerdì 6 luglio 2012

Patrimonio culturale


Patrimonio culturale - Cultural Heritage: qualche riflessione sul significato
Anche quando non si tiene più alle cose, non è affatto indifferente averci tenuto, perchè era sempre per qualche ragione che sfuggiva agli altri...Ebbene! Adesso che sono un po' troppo stanco per vivere con gli altri, quei vecchi sentimenti così personali, così miei, mi sembrano - è la mania di tutti i collezionisti – estremamente preziosi.
Schiudo a me stesso il mio cuore come una sorta di bacheca, mi guardo uno per uno tanti amori di cui gli altri non sapranno mai nulla. E di questa collezione, alla quale, adesso, sono ancora più attaccato che alle altre, mi dico – un po' come Mazarino dei suoi libri, ma, ma del resto senza alcuna angoscia – che sarà parecchio seccante doverla lasciare.di cui
Charles Swann
Marcel Proust, Sodoma e Gomorra
(Edmund de Waal, Un'eredità di avorio e ambra,Torino, Bollati Boringhieri, 2011)

Quest'anno a seguito dell'alluvione delle Cinque Terre, in Liguria, si è ricordato, per similitudine di disgrazia, l'evento altrettanto catastrofico che colpì Firenze il 4 novembre del 1966.
Avevo dieci anni e fu per la prima volta che sentì parlare di opere d'arte e di opere che rischiavano o erano state distrutte dall'effetto devastante di acqua e fango. Con gli anni compresi il valore, non solo venale, di quegli oggetti e che proprio in occasione di simili eventi dimostrano la loro fragilità, unicità e non riproducibilità: l'Arte è composta da cose preziose e che come tali, cose e preziose, vanno difese e curate.
La loro distruzione ci appare quindi inevitabile nei casi di eventi bellici, disastri ambientali, dove poi di cause naturali c'è ben poco mentre è sempre maggiore la reponsabilità umana, e di guerre civili, come quelle avvenute di recente nel Maghreb, Tunisia e Libia, è notizia delle ultime ore, di nuovo in Egitto, e in Siria.
E' fondamentale premettere che abbiamo il dovere di ritenere prioritaria la salvaguardia della vita di ogni essere vivente coinvolto in eventi di crisi e che le popolazioni restano, in queste circonstanze, le principali vittime, ma è pur altrettanto vero che l'identità di un popolo, di cui l'Arte è un' espressione, che ne racconta la tradizione, la cultura, in altre parole che racconta le nostre vite, è un valore ed è necessaria al fine della ricostruzione, tanto urbanistica quanto economica, di una società.
Per questa ragione credo si possa affermare, senza temere di apparire blasfemi nè cinici, che la salvaguardia del patrimonio artistico-culturale, presente sotto ogni latitudine e al quale ognuno di noi appartiene seppur nella diversità, è sempre un diritto.
Ne “Il Giornale dell'Arte” di qualche mese fa (articolo del settembre 2011, p. 15, di Stefano Luppi) a proposito della guerra civile scoppiata in Libia leggo che “[...]. Alcune delle milizie fedeli al rais, […], si sarebbero asserragliate per alcuni giorni fra le rovine fenicie, greche e romane di Sabratha, città antica patrimonio dell'Unesco dal 1982, 70 chilometri a Ovest di Tripoli. Pericolo quindi per i preziosi reperti, […]” Siti archeologici ritenuti sicuri dai lealisti di Gheddafi che li occupavano perchè certi che gli aerei NATO non avrebbero avuto il coraggio di bombardare.....ormai è lontano il ricordo delle bombe americane che, in Italia, rasero al suolo l'abazia di Montecassino, nel febbraio 1944, lanciandogli addosso 576 tonnellate di bombe... ma questa è un'altra Storia!

Roberta Zucchini Bologna, 21 novembre 2011 

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